“C’è un’Italia bizzarra: uno Stato che interviene efficacemente contro le mafie, confisca e sequestra, ma che non sa come gestire quei beni E’ uno Stato un po’ zoppicante rispetto a quello che è un tesoro inquantificabile”.

Introduce così Attilio Bolzoni la presentazione del libro “L’oro delle mafie” di Franco La Torre a Tramextra.

Il volume, scritto insieme a Domenico Morace ed Elio Veltri, con una prefazione dello stesso giornalista di LaRepubblica, analizza il fenomeno delle confische denunciando l’inefficienza dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati.

“Molto di quanto recuperato – dice La Torre – torna in mano alla criminalità”.

Perché allora non restituirli alla collettività?

 Quello dei beni sequestrati è forse un “grande affare” per qualcuno, come suggerisce il sottotitolo del libro stesso?

Non esiste neppure una banca dati che possa quantizzare l’entità delle ricchezze sottratte alle mafie, che finiscono col restare sepolte della burocrazia e dalla lentezza di certi pubblici uffici.

Il libro pone l’accento su una politica totalmente disinteressata verso tutto ciò. 

“La mafia viene presa in considerazione solo quando crea allarme sociale, quando è sangue fa schifo a tutti. Ma quando è soldi le cose cambiano” osserva Bolzoni.

“Sono favorevole alla vendita dei beni confiscati – dice La Torre – monitorandoli di più soprattutto nei primi tre anni, evitando passaggi di proprietà e che ricadono nelle mani sbagliate”.

“Oggi è questa la grande sconfitta dello Stato – conclude – la politica deve renderne conto”.

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