Pochi giorni fa Maria Falcone, sorella del giudice, ha denunciato un ristoratore di Francoforte per violazione della memoria. Pare che nel suo ristorante la storica foto dei due magistrati scattata da Tony Gentile fosse accostata a quella di Don Vito Corleone de Il Padrino di Coppola. 

I giudici tedeschi, in una sentenza choc, hanno dichiarato che il nome del giudice Falcone non meriti tutela, in quanto abbia operato solo in Italia e sia noto solo agli addetti ai lavori e non alla gente comune che frequenta il locale.

Non può che iniziare con il riferimento a questo recente episodio che indigna, l’incontro dedicato all’ultima lettera di Paolo Borsellino, indirizzata ad un liceo di Padova e mai completata, oggi divenuta il suo testamento per le nuove generazioni. 

Ne hanno parlato a TrameXtra Emanuela Iatì e Pietro Grasso.

Paolo Borsellino non concluse la missiva perché quello stesso giorno, sotto casa della madre in Via D’Amelio a Palermo fu assassinato con un’autobomba insieme a cinque agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Cinquantasette giorni dopo l’attentato a Giovanni Falcone. 

La strage scosse la Sicilia, l’Italia intera e lo stesso Grasso, giudice a latere del primo Maxiprocesso a Cosa Nostra.

“Ricordo bene lo sgomento quando Giovanni Falcone, giudice istruttore, mi portò in una stanza blindata per presentarmi il maxiprocesso – racconta Grasso –  quattro pareti piene di scaffali da cielo a terra. Più di 400 mila pagine per gli ultimi dieci anni di storia dei delitti di mafia che per la prima volta venivano messi in fila”.

“Trent’anni dopo ancora molto c’è da fare nella lotta alla mafia e ancora di più per scrivere tutta la verità su quello che è successo dopo il 1992”.

Il libro racconta un pezzo di storia italiana attraverso la voce di un uomo che ha lavorato accanto ai giudici simbolo della lotta alla mafia e che, con ancora in tasca l’accendino donatogli dall’amico Borsellino, promette “Continuerò a cercare la verità e il filo rosso che lega le due stragi”.

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